GRAFFI SUL MONDO

2014, Il Foglio, pp. 339

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Graffi sul mondo è la prima biografia completa dedicata al giornalista e cineasta Gualtiero Jacopetti (1919 – 2011), autore di pellicole controverse quali Mondo cane (1962), Africa addio (1966) e Addio zio Tom (1971). Un figlio inquieto della provincia italiana, insofferente alle regole e refrattario alle mode. Il suo sguardo dissacrante ha divertito, offeso, indignato; i suoi film hanno diviso critica e pubblico, nazioni e parlamenti; la sua tecnica cinematografica ha aperto la strada a un nuovo modo di fare cinema, con proseliti e schiere di fan in tutto il globo. Poi c’è la vita dell’uomo, le sue idee, il suo mondo. Come un cavaliere antico, Jacopetti è stato un uomo refrattario al compromesso, senza indulgenze né ripensamenti. Una sorta di Don Chisciotte del XX secolo. E come il cavaliere idealista di Miguel de Cervantes, il giornalista ha vissuto una vita ricca di avventure. Quasi sempre dal triste epilogo.

Il testo contiene documenti inediti e le testimonianze di: Franco Prosperi, Carlo Gregoretti, Riz Ortolani, Katyna Ranieri, Giampaolo Lomi, Pietro Cavara, Gigi Oliviero, Umberto Jacopetti e Oliviero Toscani.

Introduzione di Roberto Curti e Alessio Di Rocco.

VOCI

«Graffi sul Mondo è un libro ricco di idee e materiali la cui ricerca, appare chiaro, non deve essere stata una passeggiata. C’è da complimentarsi per il palese sforzo di obiettività dell’autore nel trattare una materia non facile (sforzo mai vanificato da una altrettanto trasparente – e legittima – simpatia per il protagonista».
Carlo Gregoretti

«Tutta la mia ammirazione per l’accuratezza, la preparazione e la stesura di questo non facile libro, Graffi sul Mondo, che avrebbe potuto scontentare molti e che invece, son sicuro, avrà molto successo. E’ la biografia temporale e introspettiva su Gualtiero Jacopetti più completa e obbiettiva che abbia mai letto».
Giampaolo Lomi

«Una lettura che suscita curiosità e interesse; un racconto accurato frutto di un notevole lavoro di ricerca».
Gigi Oliviero

«Loparco più che un biografo è un appassionato, certosino archivista. Ha recuperato tutto (o quasi tutto) quanto scritto sul personaggio e ha legato i vari capitoli con buona prosa. Lasciando ai lettori non Jacopetti ma un bel pò di strumenti per capirlo».
Libero Quotidiano

«Graffi sul Mondo di Stefano Loparco è un ottimo volume che affronta la personalità, non semplice, di Jacopetti, con la scorta della misura nella scrittura, della filologia e del buon senso. Imponente l’apparato di documenti e testimoni. Voto: 5 su 5».
Nocturno Cinema

«Graffi sul mondo (…) ha un suo perché al di là dei pareri personali, perchè è davvero ricco, informato ed equilibrato nel ricostruire i punti più controversi, come la disputa tra Cavara e Jacopetti su chi fece cosa in Mondo cane».
Alberto Pezzotta

«Stefano Loparco ha compiuto un piccolo miracolo, affrontando con piglio meticoloso e disincantato il racconto della sua vita professionale e privata, nel corso del quale fornisce al lettore gli strumenti utili per tradurne una propria idea. Nel suo libro ci sono il costume, la politica, il mondo culturale e le contraddizioni dell’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri, elementi fondamentali per mappare il fenomeno Jacopetti e il riverbero imprevisto e incontrollato del suo modo di fare cinema nel mondo della comunicazione». 
Daniele Aramu

«L’ampiezza e la contemporanea profondità del testo offrono al lettore uno strumento puntuale per accostarsi a Jacopetti e insieme invitano a riflessioni suscitate da elementi formali e cronachistici – date le analisi dell’Italia dell’epoca, cinematografica e non, e delle componenti artistiche costitutive e periferiche delle pellicole – locations, trattamenti, difficoltà con la censura ecc. (…).  Fermo restando che tutto ciò che può esser dissacrato deve esserlo, a un pubblico avvertito e non ingenuo (come quello che esce dalle pagine di Graffi sul mondo) la decisione sulla sensatezza o meno della critica».
Gianfranco Galliano

«Con coerenza e pertinenza, il volume di Stefano Loparco rende omaggio al più allergico alle convenzioni tra i registi nostrani. E lo fa con coerenza e analisi accurata, mai sciatta o sfilacciata. Un libro che imprime sulla storia del cinema, in modo conclusivo ed esplicito, il passaggio di Gualtiero Jacopetti».
DbCult Film Institute

«For­tu­nate coin­ci­denze o tempi ormai maturi? Forse tutte e due le cose, hanno fatto sì che, nel giro di pochi mesi uscis­sero due libri su Gual­tiero Jaco­petti e Paolo Cavara, rispet­ti­va­mente di Ste­fano Loparco e di Fabri­zio Fogliato, dedi­cati a  due dei tre regi­sti dello scan­da­loso Mondo Cane, uscito all’inizio degli anni ’60 e che testi­mo­niano — da posi­zioni che offrono spunti, anche, di accesa discus­sione — il tratto comune per­corso con l’ideazione e la rea­liz­za­zione di quel leg­gen­da­rio film che generò tutta una ridda di ipo­tesi fino alla loro con­tro­versa sepa­ra­zione arti­stica».
il Manifesto Quotidiano

«Difficile, comunque la si pensi sul conto del padre dei mondo movies, non restare affascinati dal lato avventuroso dell’esistenza di Gualtiero Jacopetti. Il libro di Loparco restituisce a tutto tondo e con dovizia di dettagli (immagini, corrispondenza privata e…. denunce) il ritratto di un uomo a cui la provincia e le regole furono sempre strette, e di un autore che dai cinegiornali, assieme ai sodali Franco Prosperi e Paolo Cavara, creò dal nulla un genere, poi ricopiato in tutto il mondo, e che la critica nostrana del tempo vituperò fino all’offesa preoccupandosi di denunciarne le ambiguità».
La Rivista del Cinematografo

«Amato. Odiato. Studiato. Ignorato. Un grande giornalista. Un volgare mistificatore. Un ironico dissacratore. Un fascista. Uno stupratore di minorenni. Un disperato romantico che si strappava i capelli per Belinda. Uno che ha cambiato il cinema. Uno che lo ha ucciso. Un uomo e un regista scomodo al potere. Chi? Gualtiero Jacopetti. Stefano Loparco ci racconta tutto di lui. Graffi sul Mondo è un libro straordinario per scrittura (sublime) e documentazione inedita. Un libro che tutti devono leggere, non solo i cinefili. E che sento un po’ mio anche se non ci ho messo una sola virgola».
Roberto Poppi

«Ma un libro così bello, dannato e controcorrente, sarebbe mai saltato fuori dal catalogo di una ‘major’? La domanda è pleonastica: lunga vita alle piccole ma battagliere Edizioni Il Foglio e al fiore all’occhiello della collana ‘Cinema’».
Mario Bonanno per SoloLibri.net:

«Graffi sul Mondo è forse uno dei migliori libri sul cinema (per argomento e svolgimento) che ho letto da diverso tempo. Un lavoro esaustivo e intrigante su una pagina del cinema italiano (che non è più) di cui andare fieri ».
Stefano Di Marino

«Per chi ama il cinema eretico, consiglio la biografia di Gualtiero Jacopetti Graffi sul Mondo: il regista più stroncato della storia».
Luigi Mascheroni

«Stefano Loparco ha costruito il suo libro investendo su vari piani i dati biografici e filmografici. Più debole, va detto, risulta l’aspetto estetico, decifrabile in parte nel sottotesto dei capitoli che riportano largamente le polemiche suscitate dai singoli film. Ma il libro si raccomanda innanzitutto per aver rotto il silenzio attorno a Jacopetti e alla sua vicenda umana, giornalistica e cinematografica un tempo molto discussa in una moltitudine di spropositi».
Carlo Romano per Fogli di Via (Fondazione De Ferrari):

«L’autore si muove abilmente attraverso la quantità sterminata di materiali su cui ha compiuto la sua ricerca conservando però un gusto per il racconto che dipinge l’avventurosa vita di Jacopetti come fosse un romanzo».
Sentieri Selvaggi

«Lo scrittore Stefano Loparco, già autore di un libro su Edwige Fenech come fenomeno di costume, ci consegna questo Graffi sul Mondo che è davvero un volume che dice il più possibile con un approccio da studioso di cinema ma anche da, detto senza retorica, indagatore dell’animo umano. Una biografia per così dire letteraria ma al contempo un libro di consultazione pieno di notizie, di rimandi, un’opera complessa….. Graffi sul mondo è un libro che si legge come un avvincente romanzo e ci spinge con forza nei territori del mito: giornalista, regista di film discussi, avventuriero nell’anima, sfortunato e perdente “di successo”, citando l’autobiografia di Albertazzi, Jacopetti viene servito con maestria e senso della misura da Stefano Loparco, dal quale ci aspettiamo nuovi “mondi personali”. C’è amore per il personaggio ma soprattutto amore per il cinema e la comunicazione in genere, e naturalmente per una letteratura del vero che documenta sempre con dati alla mano. Un lavoro complesso e sicuramente di difficile realizzazione, che ci restituisce la storia di Jacopetti come forse non era possibile fare in maniera più esaustiva».
Franz Krauspenhaar

«Graffi sul mondo: un libro straconsigliato».
Roberto Alfatti Appetiti

«Con questo Graffi sul mondo (Edizioni Il Foglio, pp. 340, euro 16,00) Stefano Loparco ha realizzato una cosa che si attendeva da anni: raccontare, spiegare e restituire alla storia del cinema (e non solo) il contributo fondamentale di un intellettuale italiano del Novecento tra i più creativi e irregolari».
Luciano Lanna

«Graffi sul mondo è un libro veramente ben fatto. E mi sento di raccomandarlo non solo agli appassionati di cinema, ma anche a chi si vuole cimentare nel difficile genere della biografia o, semplicemente, leggere un’ottima biografia. In primo luogo infatti Loparco fa emergere con accuratezza e meticolosità la figura di Jacopetti regista, facendo risaltare il lavoro di questo autore controverso, che ha un posto importante nella storia del cinema italiano. Allo stesso tempo, fin dalle prime pagine, Loparco, da fine osservatore, riesce a tratteggiare con grande sicurezza ed empatia il personaggio Jacopetti, che appare sempre molto vivo e presente nel corso del libro. Il tutto senza creare una biografia romanzata, ma attenendosi rigorosamente all’attualità e alle cronache. Mi permetto anche di dire che se c’è qualche produttore in ascolto, potrebbe prendere in considerazione di trasformare il libro di Loparco in un film».
Mario Gerosa

«Allo scrittore piace il sentiero solitario, lo si è capito».
Gian Paolo Polesini