Viaggio a Roma

pensa che in fondo un biografo è solo un narratore con particolare inclinazione all’animo umano. Raccoglie materiali, documenti d’epoca, lettere, foto. Consulta archivi e biblioteche; nessuna fonte gli è preclusa. Ha un metodo di lavoro ma molto spesso è costretto a sostituirlo. Ha un’ipotesi di ricerca che quasi sempre si rivela fallace. Quello del biografo è un lavoro da scrivania (seppure le scrivanie possano essere molte) svolto perlopiù in solitudine nel tentativo – un tantino presuntuoso – di restituire un’anima alla persona indagata. Non mancano le difficoltà. Una su tutte: la realtà. Allo scrittore è consentito quello che al biografo è bandito: dare vita ai propri personaggi con la sola forza della creatività. Il biografo, no. Quella vita deve prima andarsela a cercare e non è cosa semplice. Perché le persone agiscono mentre i biografi pensano. C’è però una cosa che al biografo piace fare: è ascoltare. Ascoltare i racconti di chi c’era. Si tratti della persona oggetto d’indagine, un amico o confidente, il controcanto di un rivale, le parole vengono annotate, le ipotesi si ravvivano e la vita sembra trovare un senso. E’ il momento più stimolante della ricerca, almeno per me. Perciò ringrazia il produttore Augusto Caminito e l’attore George Hilton, due protagonisti del cinema italiano e due personalità forti. A Roma, il 12 e 13 giugno, ha fatto solo questo: ha ascoltato i racconti di Augusto e George. Sullo sfondo la figura enigmatica di Klaus Kinski.

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George Hilton nella sua casa romana
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A lavoro con Augusto Caminito
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Il tardo pomeriggio
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‘Gualtiero Jacopetti – Graffi sul mondo’, alla stazione Termini di Roma
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In viaggio

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