[+++Anticipazione+++]. È solo una suggestione, l’ultima. Eppure pochi sanno che il ruolo di Antonia – la moglie di Paganini – avrebbe dovuto essere interpretato dalla più enigmatica bellezza degli anni Ottanta e Novanta: Nastassja Kinski, la figlia di Klaus Kinski. Il ricordo è di Augusto Caminito – produttore di Paganini – e nonostante il tempo trascorso è velato da un rammarico sincero:
«Nastassja avrebbe dovuto essere Antonia in Paganini, ruolo poi interpretato da Debora Caprioglio che comunque se la cavò molto bene. Ma Nastassja era già Nastassja…».
All’epoca di Paganini Nastassja è un’attrice di fama internazionale. Splendida in Così come sei (1975) di Alberto Lattuada, sensuale ne Il bacio della pantera (1981) con Paul Schrader (1982), già premiata con un Golden Globe nel 1981 quale migliore attrice debuttante in Tess (1979) dell’allora compagno e pigmalione Roman Polanski. Un’attrice di successo e dal fascino sfuggente che, nel corso della carriera, ammalierà alcuni tra i giganti della settima arte, da Wim Wenders (Falso movimento, Paris, Texas, Così lontano così vicino), Francis Ford Coppola (Un sogno lungo un giorno) a Andrej Končalovskij (Marias’ lovers) e, con la seconda metà degli anni Ottanta, gli italiani Francesco Maselli, Lina Wertmüller e i fratelli Taviani. Ricorda Caminito:
«Quando le proposi la parte di Antonia – era il terzo o quarto giorno di riprese – erano state registrate solo poche sequenze. Nastassja subordinò la sua decisione alla visione del girato. Nei giorni seguenti fissammo un appuntamento a Roma per mostrarle il materiale e, con mia grande soddisfazione, non solo le piacque ma si disse disposta ad accettare la parte. Ero entusiasta. Avere Klaus e Nastassja nello stesso film avrebbe destato la curiosità del pubblico e dato una caratura internazionale al film. Eppure le cose andarono diversamente. Al termine dell’incontro proposi a Nastassja di riaccompagnarla in albergo. Volevo evitare che rimanesse sola col padre. La loro era una relazione viscerale, difficilmente comprensibile. Quel rapporto fatto di silenzi, sguardi, musi lunghi e tenerezze mi appariva ambiguo e, comunque, ingombrante. Perciò, quando Klaus mi disse che avrebbe accompagnato la figlia, insistetti. Ma fu lui ad avere la meglio. Non sbagliavo. L’indomani mattina Klaus si presentò nel mio ufficio dicendo che la parte di Antonia era di Debora. Così aveva deciso. Gli chiesi della figlia ma non rispose. Fu l’ultima volta che vidi Nastassja».
Copyright © Stefano Loparco. Tutti i diritti riservati. Tratto dal libro Klaus Kinski – Del Paganini e dei capricci (Ed. Il Foglio)