In libreria: Prandino – L’altro Visconti

8642827_3026471

Esce in libreria Prandino, l’altro Visconti. Vita e film di Eriprando Visconti, regista milanese a cura di Corrado Colombo e Mario Gerosa (Ed. Il Foglio, p. 280, € 16) dedicato alla carriera cinematografica del più illustre nipote di Luchino: Eriprando Visconti, detto Prandino. Autore di La orca (1976), Oedipus Orca (1977) e Una spirale di nebbia (1977) – solo per citare i titoli più noti -, Visconti è stato un grande metter en scène di personaggi moderni e problematici, che raccontò una delicata società in transizione, non disdegnando un’apertura verso il cinema di genere, nobilitato da un’aristocratica veste autorale. Prefazione di Manlio Gomarasca. Saggi di Claudio Bartolini, Riccardo Bianchi, Luca Cirillo, Corrado Colombo, Maria Sole Colombo, Stefano Di Marino, Nicola Falcinella, Mario Gerosa, Marco R. Locatelli, Stefano Loparco, Anton Giulio Mancino, Davide Pulici, Marcella Rosi, Mariangela Sansone, Vito Zagarrio e Fabio Zanello.

C’è voluta la morte e l’avvento di una nuova critica cinematografica per riscoprire l’opera di Eriprando Visconti. E veder finalmente affiorare tra i grovigli dei corpi del suo cinema i dubia esistenziali e personologici di quel pezzo di Novecento, massimamente critico ed esistenzialista, che in Bergman, Antonioni, Nietzsche, Flaubert, Camus, Sartre, Montale, Moravia, Bulgakov e lo stesso Luchino Visconti ha trovato alcune delle sue voci più autorevoli; i grandi maître à penser del proprio tempo presso cui Eriprando si è acquattato senza nemmeno osare la scalata. Nel corso di una delle sue ultime interviste, aveva detto: «Sono sempre vissuto tra giganti, come Gulliver. O meglio, facendo cinema, mi sono sempre trovato vicino a un gigante, mio zio Luchino, che mi ha aiutato in tutti i modi, ma che, proprio perché era lui, mi ha sempre suscitato, senza volerlo minimamente, un profondo, radicato complesso di inferiorità. Lo guardavo, guardavo i suoi film, e sentivo che non riuscivo a crescere». Ecco, allora sì che Prandino, nonostante il suo meraviglioso metro e novanta d’altezza, è stato «piccolo» – come scrisse ‘quel’ maggiore organo d’informazione del Paese –; piccolo almeno quanto chi guarda al mondo all’ombra dei giganti. Ma da lassù. Sull’orlo dello stesso abisso esistenziale.

Il legno storto e la gemma di riso. 

Estratto dal saggio di Stefano Loparco

 

Cosa ne pensi di questo articolo?