Lettera aperta. Riz Ortolani, Katyna (e io)

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Cara signora Katyna,

altri, e meglio di me, diranno chi è stato Riz Ortolani, quale il suo lascito artistico, i tanti meriti. Ora a me appare tutto inutile, insensato. La verità è che non riesco a immaginarla senza suo marito. «Riz e io siamo una persona sola!» – mi disse un giorno, osservando con aria complice il suo compagno di una vita. Lui le sedeva accanto nella sua naturale compostezza, sguardo penetrante, la parola sorvegliata.

Si ricorderà quel pomeriggio di fine estate del 2013. Ero giunto a Roma – ospite nella vostra villa – per parlare col maestro. Stavo terminando la stesura di Graffi sul Mondo – Gualtiero Jacopetti e avevo deciso di dedicare un capitolo a More – fortunata colonna sonora del film Mondo cane (1962) ad opera di Riz Ortolani e Nino Oliviero. Un brano che aveva dato molto a suo marito: successo e fama. E dispiaceri, sotto forma di una lunga querelle giudiziaria che per quasi un decennio lo ha contrapposto a Oliviero. Una causa per l’attribuzione di paternità della composizione che fece scalpore all’epoca,  certamente una tra le più importanti del nostro paese. E forse anch’io, quel giorno, gli ho procurato un dispiacere. Io che mi ero incaricato di insistere su quella domanda birichina: «chi ha composto veramente More? Lei o Oliviero»? Inutile, e forse inopportuno, rievocare qui la sua articolata risposta.

Di quel giorno, ricordo la grande passione di suo marito. Non ha eluso la domanda che certamente lo indisponeva – sapeva che ero lì per quello – ma ha risposto con piglio battagliero, snocciolando date, nomi, avvenimenti coadiuvato da un quaderno d’epoca – scritto di suo pugno – in cui aveva annotato diligentemente tutte le realizzazioni precedenti a Mondo cane. Le collaborazioni con Anton Giulio Majano, Armando Trovajoli; gli sceneggiati (in Italia e in Messico), l’esperienza nell’orchestra della Rai. E poi le giornate in moviola, assieme a Jacopetti, Prosperi e Cavara, con un block notes, a ‘prendere’ i tempi di Mondo cane. Sempre preciso, sempre rigoroso, nel ricordo. Di tanto in tanto era lei, signora Katyna, a proseguire il racconto, aggiungendo un particolare, un aneddoto. Suo marito smetteva di parlare. Poi riprendeva ed era lei allora a tacere. Si capiva che tra di voi c’era un’intesa non ipocrita; un amore sincero che durava da oltre mezzo secolo.

Nei mesi successivi a quel primo incontro, lei ed io abbiamo mantenuto viva la relazione: lunghe telefonate, un fiume di mail. «Stefano, lei ha una voce deliziosa» – mi diceva. «Signora Katyna, il suo entusiasmo è contagioso» – le rispondevo. Lei s’interessava al mio lavoro. Ci teneva che il capitolo su More – che già aveva apprezzato in una prima bozza – mantenesse viva l’obiettività. Ad ogni nuova stesura, corrispondeva un suo suggerimento, una precisazione, un nuovo aneddoto che io, di volta in volta, integravo. Così sono trascorsi i mesi: settembre, ottobre, novembre e dicembre. Molte telefonate, tante mail. L’ennesima stesura. Con gennaio il rapporto si è improvvisamente interrotto. Le mie mail non hanno trovato più risposta. La informavo che il mio libro era terminato, che avevo fatto del mio meglio. In fondo era stata lei a chiedermelo («Stefano, bisogna pretendere il massimo da sé stessi. Può scrivere ancora meglio…. su, su, a lavoro!» – mi diceva divertita quando, più di una volta, sono stato sul punto di mollare). Ma nulla. Nessuna risposta.

Oggi, la notizia.

Altri, e meglio di me, diranno chi è stato Riz Ortolani. Io, invece, mi fermo qui. L’abbraccio con una tenerezza infinita. Sia forte, cara Katyna. «Riz e io siamo una persona sola». Con oggi, per sempre.

Stefano

Il mondo di Riz Ortolani

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