A pochi giorni dalla morte del regista e scrittore Giulio Questi, segnalo la recente uscita di Se non ricordo male – Frammenti autobiografici raccolti da Domenico Monetti e Luca Pallanch (Ed. Rubbettino). Così Il Corriere della Sera del 4 dicembre ha ricordato ai lettori la morte del cineasta:
È scomparso il regista Giulio Questi, nato a Bergamo il 18 marzo 1924. Era appena stato ospite del Torino Film Festival che gli aveva dedicato un omaggio facendo riscoprire un’opera originalissima. Giovane partigiano (come ha rievocato in Uomini e comandanti, Einaudi, e nell’autobiografia Se non ricordo male, Rubbettino), Questi si era avvicinato al cinema attraverso il documentario, poi i film a episodi (Le italiane e l’amore, ’61, Nudi per vivere, ’63, e Amori pericolosi, ’64) per esordire nel lungometraggio con Se sei vivo spara, ’64, western con Tomas Milian, che sconcertò molti per il suo gusto «barocco» e l’umorismo nero. Ancora più fuori dagli schemi, il giallo farsesco La morte ha fatto l’uovo, ’68, dove una diabolica Ewa Aulin cerca di eliminare la zia Lollobrigida. Sempre con Kim Arcani sceneggia Arcana, ’72, surreale incontro tra le atmosfere padane e Butiuel (o Jodorowsky), con Lucia Bosè che organizza sedute di trance collettiva. Troppo in anticipo su gusti e tempi non aveva più diretto film, salvo pochi anni fa pubblicare due dvd di corti dove ritrovava il suo gusto acre e moralista.
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