KK. L’opinione di un lettore (qualificato)

La notizia è che esistono ancora lettori che sanno dare valore aggiunto a un libro. Bene! E’ il caso di Dino Marin, appassionato cinefilo, che oggi sulla mia pagina Facebook ha postato la recensione che segue:

‘Confesso di non essere mai stato un gran estimatore di Klaus Kinski attore. Lo ricordo cattivo, sadico, baro, un perfetto villain. Quale ex-giovane onnivoro e compulsivo frequentatore di sale cinematografiche degli anni sessanta, settanta e oltre preferivo gli eroi dei film di genere come Giuliano Gemma, Franco Nero, Steve Reeves, Ken Klark, George Hilton, ecc.ecc. Ho ammirato, comunque, Kinski in tanti film di genere e non dell’epoca. “Quien sabe”, “I bastardi”, “Aguirre, furore di Dio”, “Nosferatu, il principe delle tenebre”, lo splendido “Il grande silenzio” visto da poco e assurdamente accostato all’ultimo Tarantino forse perchè in entrambi c’è la neve e ci sono i cavalli, rappresentano prove in cui il nostro ha dimostrato passione e bravura. Non avevo mai viso “Paganini”.

Quando, qualche tempo fa, Stefano Loparco ha  annunciato l’uscita del suo nuovo libro proprio su Kinski e sul suo film da protagonista e regista “Paganini”, fui sorpreso ed incuriosito per la scelta. I due precedenti ed apprezzati libri avevano tutt’altro tema. Ne “Il corpo dei settanta” non solo la vita e le interpretazioni cinematografiche di Edwige Fenech, ma soprattutto una coinvolgente analisi storica e sociale del periodo in cui la nostra amata e “buona” eroina interpretava tanti film; nel secondo “Gualtiero Jacopetti-graffi sul mondo” c’è il pregevole racconto della storia della avventurosa vita del regista e dei suoi mondo-movie che, nel loro piccolo o grande messaggio, hanno contribuito a svegliare l’interesse degli spettatori per conoscere nuovi mondi, civiltà, terre e che, superando la loro curiosità, il raccapriccio o lo scherno, hanno costituito una piccola porta per capire la seguente globalizzazione del mondo.

Finalmente ho il nuovo libro e, prima di cominciare la lettura, vedo questo “Paganini”, film del 1987, opera prima e unica da regista di Klaus Gunther Karl Nakszynski, polacco in arte Klaus Kinski. Il film è uno strazio, mal girato, scuro (non sono state usate luci), musica di violino sublime, ma lancinante; opera senile di un narciso decadente.

Il libro, invece, è il libro perfetto. L’uomo, l’attore, il personaggio Paganini che gli stravolge la vita, le testimonianze di chi, nel bene o nel male, gli è stato vicino, l’analisi del film, le fotografie, la sceneggiatura e il racconto approfondito e coinvolgente di una vita forse sprecata, ma “vissuta” fino in fondo. Non c’è bisogno, questa volta di dire più di tanto sul contesto storico o su cosa succede intorno a lui perchè, da solo, Kinski è attraente per suggestionare ed incuriosire il lettore.

Stefano Loparco ha nuovamente centrato il bersaglio.

Al prossimo libro e un grande abbraccio

P.S.Il libro mi ha fatto riscoprire la voglia di vedere tanti film di genere e anche questo non è poco’.

Dino Marin

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