Mettendo a posto le carte del mio studio, è saltato fuori da uno scatolone il materiale raccolto per Graffi sul mondo (Ed. Il Foglio). Tra i tanti documenti, uno in particolare mi ha davvero meravigliato poiché non lo ricordavo. Si tratta di una delle prime stesure del libro con i rilievi di Carlo Gregoretti. Perché Carlo non si è limitato a ‘sistemare’ le sue memorie/dichiarazioni ma ha voluto ripercorrere l’intera storia di Gualtiero Jacopetti – che conosceva solo per il capitolo che lo ha coinvolto personalmente -, capoverso dopo capoverso. Quando andai a casa sua per incontrarlo e ritirare la copia ‘lavorata’, mi ha apostrofato dicendomi: ‘Mi perdonerai, ma ho voluto correggere qualche piccolo refuso’. Ebbene, aveva fatto un vero e proprio lavoro di revisione, da correttore di bozze! Ovviamente non gli era stato chiesto, né sarebbe stato retribuito per quel lavoro immane (il libro è di oltre 340 pagine e riporta date, circostanze e fatti che, quando erano di dominio pubblico, ha voluto preventivamente controllare e, in taluni casi, cassare poiché errati o dubbi, come poi ho potuto constatare). Nelle foto è riportata una sua testimonianza, scritta di suo pugno, durante l’arresto di Jacopetti a Hong Kong e una sua specifica sulla causa che ha intentato contro Barbara Palombelli – all’epoca editorialista de Il Corriere della Sera (e che conosceva sin da bambina) – e Jacopetti. Insomma, nonostante gli Ottanta e più anni, la passione di Gregoretti – non per Jacopetti, tutt’altro – verso il proprio mestiere di giornalista – è stato tra i tanti incarichi direttore di Panorama – è stata una grande lezione che mi piace qui ricordare.